Recenti fatti di cronaca hanno riportato l’attenzione generale attorno al tema degli oppioidi.

La situazione italiana, dove la prescrizione degli oppioidi è pur aumentata nel corso degli ultimi anni, proprio anche in conseguenza della maggior facilità di accesso alla terapia con oppioidi – si differenzia in modo netto rispetto a quanto avviene nei Paesi nordamericani.

Il commento del prof. Coaccioli, presidente AISD.

Alcuni recenti fatti di cronaca hanno riportato l’attenzione generale attorno al tema degli oppioidi.

Gli oppioidi sono molecole ad attività analgesica che vengono impiegati da secoli nella terapia del dolore, sia esso di natura degenerativa sia esso di natura neoplastica. I benefici che gli oppioidi hanno garantito a milioni di pazienti nel corso del tempo sono e restano innegabili in termini di riduzione del dolore e di miglioramento della qualità di vita. Come tutti i farmaci anche gli oppioidi presentano un rischio intrinseco di effetti collaterali e di eventi avversi ma, se prescritti e controllati da medici esperti, la loro pericolosità non supera quella che consegue – ad esempio – alla terapia insulinica per i diabetici.

Gli oppioidi esercitano un efficace e potente effetto analgesico attraverso l’interazione con specifici recettori presenti sia in periferia sia a livello del sistema nervoso centrale. La recente semplificazione nella prescrivibilità degli oppioidi – conseguenza della Legge n. 38 del 15.3.2010 – ha reso più facile l’accesso alla terapia con oppioidi per i pazienti con dolore di grado da moderato-severo a grave, garantendo nel contempo un’efficace risposta alla domanda di analgesia – specialmente per i pazienti affetti da dolore oncologico e, in senso più ampio, per le cure palliative.

Da alcuni anni sta emergendo in alcuni Paesi – principalmente nel Nord America – un abuso nel consumo di oppioidi che ha condizionato un crescente numero di decessi collegati all’impropria ed incontrollata assunzione di queste molecole. Ciò ha comportato, a cascata, una riflessione generale sul tema degli oppioidi che investe pressoché tutto il mondo occidentale dei Paesi sviluppati.

A questo proposito devono essere poste sul piano della discussione alcune riflessioni – epidemiologiche e fisiopatologiche – che devono essere lette e discusse in modo obiettivo, pacato e bidirezionale, per una serena disamina della questione.

I dati epidemiologici internazionali documentano due dati importanti e due conseguenze altrettanto importanti. In Europa vi è un aumento delle prescrizioni di oppioidi, sotto stretto controllo medico, che è ritenuto essere congruo con la necessità di ottimizzare la terapia analgesica, mentre nel Nord America si assiste – in questi ultimi anni – ad un eccezionale incremento del consumo inappropriato degli oppioidi – al di fuori delle necessità cliniche – vale a dire che in quei Paesi l’aumento del consumo di oppioidi non va a beneficio dei pazienti con dolore, ma viene realizzato per scopi non-analgesici, bensì come droghe di abuso. Qui vanno considerate le sostanziali diversità sociali ed economiche che differenziano alcuni strati della società nordamericana rispetto a quella europea.

Le considerazioni fisiopatologiche sottolineano che l’assunzione di oppioidi a scopo e per ragioni analgesiche assai raramente conduce alla dipendenza da oppioidi, mentre qualora l’oppioide venga assunto come droga di abuso il rischio di dipendenza e di morte aumenta in modo esponenziale. Questa importante differenza risiede nel fatto che se gli oppioidi vengono assunti a scopo analgesico, questi seguono vie nervose diverse (e non interconnesse) da quelle che caratterizzano l’abuso tossico degli oppioidi, nel quale gli oppioidi percorrono vie diverse.

La situazione italiana, dove la prescrizione degli oppioidi è pur aumentata nel corso degli ultimi anni – proprio anche in conseguenza della maggior facilità di accesso alla terapia con oppioidi – si differenzia in modo netto rispetto a quanto avviene nei Paesi nordamericani. L’aumento delle prescrizioni parte dal fatto che il consumo di oppioidi in Italia era pressoché pari a poco più dello zero di 15-20 anni or sono. La prescrizioni degli oppioidi in Italia, inoltre, viene impostata e controllata da Medici esperti nella terapia del dolore, mentre non si assiste – se non in casi del tutto marginali – all’impiego come droga d’abuso, riducendo dunque il rischio di dipendenza nella popolazione generale.

I vantaggi che gli oppioidi hanno permesso di ottenere nella terapia analgesica e nel miglioramento della qualità di vita di migliaia di pazienti con dolore, non devono essere perduti a fronte di un potenziale rischio di dipendenza che, in Italia, non sembra attuale e non sembra si possa realizzare nel prossimo futuro.

Prof. Stefano Coaccioli
Presidente Associazione Italiana Studio Dolore
Università degli Studi di Perugia - Azienda ospedaliera “Santa Maria” di Terni, Dipartimento di Medicina e Specialità Mediche - Direttore della Clinica Medica - Reumatologia e Terapia Medica del Dolore

3 settembre 2019

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