Un articolo pubblicato su La Stampa il 6 luglio 2020, a cura di Angela Nanni, fa il punto sui progetti di ricerca in corso in Italia sulla fibromialgia, una sindrome funzionale caratterizzata da dolore muscoloscheletrico, sonno non riposante con risveglio doloroso e senso di fatica, facile stancabilità, sintomi da colon irritabile, formicolio alle estremità, episodi ricorrenti di mal di testa e palpitazioni, riduzione del tono dell’umore, episodi di “urgenza” per urinare, sensazione di riduzione della memoria e della capacità di comprensione e di concentrazione.

Nell’articolo vengono citati gli studi in corso, tra cui quello del gruppo del prof. Piercarlo Sarzi Puttini, dell’Università Statale di Milano e reumatologo presso l’ASST Fatebenefratelli “Luigi Sacco” di Milano e del prof. Stefano Coaccioli, presidente dell'Associazione Italiana per lo Studio del Dolore (AISD), medico internista, reumatologo, professore associato di Medicina Interna.

Il gruppo di lavoro del prof. Sarzi-Puttini in collaborazione con il gruppo di ricerca del Prof. Fausto Salaffi, Università Politecnica delle Marche, ha indagato sugli effetti da infezione da Covid in pazienti fibromialgici. «Il confronto – ha dichiarato a La Stampa il prof. Sarzi Puttini - è stato realizzato tenendo conto, nel periodo compreso fra febbraio e maggio 2020, dei dati relativi a un gruppo di 965 pazienti fibromialgici COVID-19 negativi e un gruppo di 68 pazienti fibromialgici COVID positivi. Si è visto che pazienti Covid positivi hanno avuto un peggioramento di circa il 20% dell’indice della qualità di vita globale e dell’intensità dei sintomi clinici. (...)». E' stato avviato un altro studio, che durerà sei mesi, per capire se «lo stress della malattia da Covid, seppure guarita, ha indotto un aumento di casi di fibromialgia tra chi non ne era affetto prima di contrarre la Sars-Cov-2». 

Con gli studi sul microRNA, che regolano la trasduzione di decine/centinaia di RNAmessaggeri codificanti proteine, dirigendo anche il silenziamento post-trascrizionale dell’espressione genica, spiega nell'articolo de La Stampa il prof. Coaccioli, si mira a «scoprire possibili biomarcatori che, attraverso un semplice prelievo ematico da vena periferica, e con l’impiego di precisi primer possano fornire un aiuto all’attività clinica sia per la comprensione della fisiopatologia della fibromialgia, sia per un sempre più preciso approccio terapeutico. In una vasta proporzione di pazienti con fibromialgia sono stati riscontrati elevati livelli dell’espressione di vari miRNA , alcuni dei quali sembrano strettamente in correlazione con alcune delle manifestazioni cliniche della fibromialgia.»

Leggi l’articolo originale cliccando qui