Le raccomandazioni sull'uso di oppioidi nel trattamento del dolore cronico non oncologico sono state elaborate sulla base di un documento di consenso cui hanno collaborato nove società scientifiche europee, coordinate dalla European Pain Federation (EFIC®). Il gruppo di lavoro ha esaminato gli studi e le prove di efficacia sull'uso degli oppiacei per il trattamento del dolore cronico non oncologico. Il documento finale è stato pubblicato sull’European Journal of Pain.

Obiettivo delle raccomandazioni è fugare le preoccupazioni su una crisi da oppioidi in Europa, come successo invece negli Stati Uniti.

Le nuove raccomandazioni consigliano che gli oppioidi non dovrebbero essere prescritti nei pazienti con dolore primario cronico, poiché in questi pazienti non funzionano e non dovrebbero essere utilizzati come "terapia di prima linea" nemmeno per le sindromi dolorose secondarie croniche. I medici dovrebbero prima prendere in considerazione farmaci non oppioidi o terapie non farmacologiche consolidate (per esempio, esercizio fisico, terapie psicologiche) e passare alla prescrizione di oppioidi solo se queste terapie di prima linea non funzionassero, non fossero tollerate o controindicate.

Il dolore cronico primario è definito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come un dolore che dura più di tre mesi, causando un significativo disagio emotivo o disabilità funzionale, ma che non può essere spiegato da un'altra specifica condizione medica, come nel caso di fibromialgia, emicrania cronica, sindrome dell'intestino irritabile e lombalgia aspecifica.

Il dolore secondario cronico, al contrario, è il dolore dovuto a una condizione medica definita, a seguito di interventi chirurgici o lesioni, malattie interne, malattie muscolari, delle ossa o delle articolazioni, o danni ai nervi.

Circa un quarto degli europei soffre di dolore cronico e in circa l'80% di questi casi il dolore non è correlato al cancro. In passato, gli oppioidi sono stati spesso prescritti per il dolore cronico non oncologico, perché le persone presumono che siano i farmaci antidolorifici più potenti, ma senza una consapevolezza dei potenziali danni derivanti dalla loro assunzione.

Nel corso degli ultimi dieci anni in alcuni paesi europei le prescrizioni di oppioidi sono aumentate e questo incremento ha indotto delle preoccupazioni. Per questo motivo le nuove raccomandazioni intendono fornire un'assistenza più sicura ed efficace alle persone con dolore cronico non oncologico, migliorare la comunicazione tra medici e pazienti su benefici e danni dell'uso di oppioidi prescritti per il dolore cronico e fornire indicazioni ai medici sull'uso appropriato degli oppioidi, oltre a diminuire il consumo dannoso di oppioidi.

Le raccomandazioni invitano i medici, prima di prescrivere gli oppioidi, a stabilire gli obiettivi di trattamento con i loro pazienti, inclusi obiettivi realistici di funzionalità fisica quotidiana e per il dolore. Inoltre, prima di iniziare - e regolarmente durante la terapia con oppioidi - i medici dovrebbero discutere con i loro pazienti i danni noti e i benefici realistici della terapia con oppioidi (e delle alternative). E se gli oppioidi sono usati per trattare il dolore secondario cronico, dovrebbero sempre essere combinati con antidolorifici e terapie non a base di oppioidi.

I medici devono monitorare attentamente i pazienti dopo l'inizio del trattamento con oppiacei e la terapia deve continuare solo se vi è un miglioramento clinicamente significativo del dolore e della funzionalità fisica superiore ai rischi per la sicurezza del paziente.

Le nuove raccomandazioni EFIC consigliano di iniziare con dosi basse e procedere lentamente. All'inizio i medici dovrebbero prescrivere la dose efficace più bassa: meno di 50 milligrammi equivalenti (MME) di morfina al giorno. Dovrebbero anche evitare di aumentare il dosaggio oltre i 90 MME /die, o giustificare accuratamente qualsiasi decisione in tal senso.

La terapia con oppioidi deve interrompersi se gli obiettivi concordati all'inizio del trattamento non vengono raggiunti o se si verificano eventi avversi intollerabili. Il trattamento deve anche essere interrotto se gli obiettivi possono essere raggiunti attraverso altri trattamenti non oppiacei o se ci sono preoccupazioni che il paziente sviluppi dipendenza.

Brona Fullen, Presidente dell'EFIC, ha dichiarato che queste raccomandazioni chiariscono non solo quale ruolo dovrebbero svolgere gli oppioidi nella gestione del dolore cronico, ma anche il ruolo del trattamento multimodale.

Secondo il coordinatore della stesura del documento, Winfried Häuser, professore di medicina interna, medicina psicosomatica e medicina del dolore a Saarbrücken, il dibattito sulla prescrizione di oppioidi per il dolore cronico non oncologico si è polarizzato: gli oppioidi sono visti o come un rischio pericoloso per tutti i pazienti, che porta alla dipendenza e alla morte, o sono considerati gli antidolorifici più potenti per qualsiasi tipo di dolore. Il documento intende offrire un orientamento tra le prove scientifiche e cliniche e fornire raccomandazioni su quando gli oppioidi potrebbero essere utili per il dolore cronico non oncologico e quando non lo sono. Gli oppioidi sono ancora importanti nella gestione del dolore cronico non oncologico, ma solo in alcune sindromi dolorose croniche selezionate e solo se analgesici non farmacologici e non oppiacei hanno fallito o non sono tollerati.

La professoressa Maria Caterina Pace, presidente dell’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore (Capitolo nazionale IASP® ed EFIC®) ha così commentato: «L’appropriatezza terapeutica, basata sulle evidenze e sulla conoscenza delle terapie farmacologiche, come guida per la costruzione di percorsi diagnostico-terapeutici multidisciplinari, è da anni al centro dell’impegno della nostra associazione, il nuovo documento di consenso promosso dall’European Pain Federation fa chiarezza e offre raccomandazioni basate su criteri di efficacia con spunti di riflessione importanti anche per la pratica clinica dei medici, che non essendo specialisti in terapia del dolore, devono prendersi cura di pazienti con dolore cronico non oncologico».

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8 marzo 2021