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La campagna europea "On the move"

La European Pain Federation, EFIC, ha avviato una campagna di sensibilizzazione a livello europeo sull'importanza di una corretta e regolare attività fisica per la prevenzione e la riduzione del dolore cronico. Si parla spesso dei benefici dell'attività fisica per la salute (ridotto rischio di cancro, di malattie cardiovascolari e diabete, miglioramento della salute mentale) un po’ meno enfasi si pone sul fatto che l’attività e l’esercizio fisico sono associati a un minor rischio di sviluppare dolore cronico, un problema di salute che colpisce tra il 12 e il 30% degli europei.

I messaggi della campagna “On the Move” sono stati sintetizzati in tre poster, disponibili online, con consigli essenziali rivolti al paziente con dolore cronico, alla popolazione in generale e agli operatori sanitari.

Abbiamo chiesto a Giovanni Iolascon, Professore Ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa, Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, di condividere con noi un commento sull’iniziativa e su come potrebbe essere declinata nella realtà italiana. 

«È sicuramente una campagna molto valida e credo sia importante anche l’aver proposto tre livelli di comunicazione, in quanto rivolgersi solo agli operatori e ai pazienti non basta. Vanno inoltre sottolineati due aspetti: a livello europeo quando si parla di attività fisica ovviamente ci si rivolge anche a istruttori di ginnastica, a laureati in scienze motorie, con i quali viene praticata l’attività fisica in palestre e quant’altro. Diverso invece il discorso quando vogliamo dare una valenza terapeutica dove è previsto un esercizio terapeutico e di conseguenza deve esserci un progetto riabilitativo, con un team riabilitativo che comprende le figure del fisiatra e del fisioterapista e dove si interviene sugli effetti di una patologia in atto. Ovvio che diventa difficile rendere in un unico poster tutti questi aspetti, per cui credo che nella variazione apportata alla versione italiana si possa evincere l’esistenza delle modalità d’organizzazione in Italia per la cura di queste patologie.»

Qualche consiglio utile per i pazienti?

«In linea di principio generale c’è da dire, innanzitutto, che nei casi di lombalgia aspecifica, quindi non collegata a una grave sintomatologia neurologica con paresi, difficoltà motorie e così via, il paziente può fare una normale attività fisica, anzi, alcuni lavori della letteratura scientifica consigliano anche la non astensione dalle attività lavorative in presenza di una lombalgia aspecifica. Il paziente che ha dolore alla colonna vertebrale, soprattutto a livello lombare, deve cercare di fare dell’attività fisica perché nel 90% dei casi la lombalgia tende spontaneamente a regredire, addirittura anche senza l’utilizzo di farmaci analgesici, quindi è un fatto che mantenere una discreta attività è un dato positivo. È naturale che ci sono delle particolari condizioni, oppure degli stati psicologici, per cui il paziente può ritenere che fare attività fisica sia controproducente, ma sicuramente possiamo convincerlo che l’attività fisica non è controindicata nel caso di una lombalgia aspecifica in atto.

Chi volesse affrontare la cura della lombalgia cronica, quando il fastidio è ripetuto nel tempo tanto da inficiare la vita quotidiana, può intraprendere uno specifico programma riabilitativo, con una valutazione fisiatrica e poi una programmazione di esercizi specifici fatti dal fisioterapista che riducono il distress della colonna vertebrale e anche, naturalmente, riducono la recidiva e la sintomatologia. Tutto questo si può basare su di approccio riabilitativo generico di esercizio aerobico, o di un esercizio che possiamo chiamare posturale, che cerca di riequilibrare le leve muscolari che possono esser alterate durante le manifestazioni di lombaggine.»

Di questi tempi non possiamo tralasciare di parlare di Covid. Il cosiddetto lockdown ha fatto crescere significativamente la popolazione di lavoratori che svolgono la propria attività a casa. Lei ha recentemente pubblicato un lavoro sull’impatto di questo nuovo modello e contesto lavorativo sulle persone. Ci può accennare brevemente i risultati dello studio pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health*?

«Per quanto mi risulta questo è il primo studio che si è proposto di esaminare l'impatto del lavoro a casa su produttività e soddisfazione lavorative percepite, sullo stress correlato al lavoro e sui problemi muscolo-scheletrici. Si tratta di uno studio trasversale che ha coinvolto 51 lavoratori. Sono stati raccolti dati su caratteristiche demografiche, esperienza lavorativa, produttività lavorativa e stress ed è stata effettuata un'analisi del luogo di lavoro domestico secondo la normativa italiana vigente, cioè utilizzo di strutture ergonomiche o meno, supporto per la schiena regolabile, posizione del corpo da seduti, distanza dal computer. Si è valutata anche l’insorgenza o cambiamenti in precedenti problemi muscoloscheletrici, in particolare lombalgia e dolore al collo. I partecipanti hanno dichiarato di essere meno produttivi (39,2%) ma meno stressati (39,2%) e ugualmente soddisfatti (51%) rispetto al tempo di lavoro d'ufficio. Per quanto riguarda i disturbi muscolo-scheletrici, la lombalgia è stata riferita dal 41,2% dei lavoratori e il dolore al collo dal 23,5%. Il dolore al collo è peggiorato nel 50% degli intervistati, mentre la lombalgia non è peggiorata nel 47,6% dei casi. Chi soffriva di lombalgia ha riferito una minore soddisfazione sul lavoro. Sulla base dei nostri dati, l'ambiente domestico sembra non avere, spesso, tutti gli elementi di adeguatezza per poter permettere un telelavoro in sicurezza; spesso si assiste ad un aumento del rischio di avere problemi psicologici e muscoloscheletrici, in particolare a carico della colonna vertebrale. Affrontare questi problemi può ridurre significativamente i rischi per la salute, migliorando così la produttività e la soddisfazione del lavoro e riducendo i costi di salute.»

A cura di Lorenza Saini

14 ottobre 2020


 * Characterization of Home Working Population during COVID-19 Emergency: A Cross-Sectional Analysis. Moretti A, Menna F, Aulicino M, Paoletta M, Liguori S, Iolascon G.Int J Environ Res Public Health. 2020 Aug 28;17(17):6284. doi: 10.3390/ijerph17176284.

I poster della campagna

Per il paziente con dolore cronico

Per i professionisti sanitari

Per la popolazione in generale

     


Traduzione dall'inglese di Caterina Aurilio e Giovanni Iolascon