Nel 1973 la IASP, International Association for the Study of Pain, ha definito il dolore come un’esperienza composta da dimensioni sensoriali ed emotive. Pertanto il modello biopsicosociale è quello che predomina nella gestione del dolore sia acuto che cronico, eppure in certi casi prevale esclusivamente un approccio biomedico che ostacola il trattamento e la comprensione di questa condizione umana. 

L’esperienza del dolore è inoltre influenzata da biologia, credenze, culture, umore, ansia e ambiente. L’approccio biopsicosociale che affronta le molteplici dimensioni del dolore cronico è quello che appare più promettente. La monoterapia nell’alleviare il dolore verrà presto abbandonata, infatti alcuni algologi mostrano interesse per la Mindfulness.

Gli interventi basati sulla consapevolezza per il dolore cronico sono guidati dal principio che la pratica della consapevolezza si traduce in un’attenuazione dell’accoppiamento tra la componente sensoriale del dolore e le componenti cognitive ed emotive del dolore.

In linea con questo principio una recente ricerca dimostra i meccanismi neurali che supportano la riduzione del dolore basata sulla consapevolezza. Riguardano le aree del cervello correlate all’attenzione, all’introspezione e all’elaborazione cognitiva ed emotiva. Tali componenti possono amplificare il dolore e contribuire alla disabilità. Si ritiene che diminuire le reazioni cognitive ed emotive del dolore cronico attraverso la consapevolezza riduca il disagio emotivo e quindi la sofferenza e la disabilità.

Discriminando le varie dimensioni del dolore la componente sensoriale è misurabile in tempo, spazio e intensità, mentre la componente affettivo-emozionale richiede parametri e strumenti diversi e complessi.

Le valutazioni cognitive e gli aspetti affettivi del dolore sono coinvolti nei sistemi discriminativi e motivazionali di pertinenza corticale.

La parte affettiva del dolore, sempre presente, è senz’altro quella articolata complessa, comprendendo sia gli aspetti cognitivi sia quelli emozionali e motivazionali. Questi fattori hanno un’influenza sorprendentemente importante sulla percezione del dolore e queste relazioni risiedono nella connettività delle regioni del cervello che controllano la percezione del dolore, l’attenzione o la aspettativa e gli stati emotivi.

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Riccardo Rinaldi
Pain People Center, Roma
Referente nazionale AISD attività clinico-assistenziali

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11 febbraio 2021

 

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