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Presentato il “Manifesto sul dolore. Le proposte per una migliore gestione dei pazienti con dolore cronico”

Con lo scopo di migliorare i percorsi diagnostico-terapeutici dedicati al dolore cronico è stato presentato il 21 settembre 2021 il “Manifesto sul dolore. Le proposte per una migliore gestione dei pazienti con dolore cronico”, in occasione del tavolo tecnico della regione Lazio organizzato da Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, e realizzato con il contributo incondizionato di Sandoz.

Il documento è promosso da AISD – Associazione Italiana Per lo Studio del Dolore, Cittadinanzattiva, Federdolore – Società Italiana dei Clinici del Dolore, Fondazione ISAL, Fondazione Onda, SIAARTI – Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva e SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie.

“Manca a tutt’oggi una cultura condivisa sul dolore cronico e questo rappresenta il principale ostacolo nell’accesso tempestivo ai percorsi di diagnosi e cura”, commenta Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda. “Occasioni di confronto tra Istituzioni, comunità scientifica e società civile, come l’incontro odierno, rappresentano opportunità preziose e concrete per dare un impulso positivo nella costruzione di questa cultura e nel delineare le possibili strategie per rafforzare la rete territoriale di terapia del dolore. L’avvento della pandemia ha reso ancora più difficile la battaglia contro il dolore cronico per l’impatto sulla continuità delle cure nei pazienti diagnosticati e per le nuove diagnosi mancate. A ciò si aggiunge il dolore cronico sviluppato come sequela dell’infezione da Covid-19”.

Nonostante siano passati più di 10 anni dall’approvazione della Legge 38 che ha riconosciuto il dolore cronico come una patologia che necessita di una propria specifica rete di assistenza e cura a cui i cittadini hanno diritto di poter accedere, l’assistenza per le persone con dolore cronico risulta essere approssimativa e insoddisfacente: il 21 per cento delle persone affette non sa a chi rivolgersi e il 33 per cento, prima di giungere a un centro specializzato si sottopone a terapie inadeguate consultando inutilmente dai tre ai sette specialisti, con perdita di tempo e risorse. In media i costi sociali ed economici pro-capite superano i 4 mila euro annui, che pesano sul Servizio Sanitario Nazionale con circa 1.400 euro l’anno e più di 3 mila euro direttamente sulle persone, legati in particolare alla perdita di produttività e di ore lavorative.